Le attività ad alto impatto e rischio ambientale in aree sensibili dove opera la nostra flotta devono essere soggette a una valutazione di impatto unica e trasparente che implichi anche l’esame dei costi e benefici rispetto a tutte le economie del mare”.
È questa l’impostazione delle Associazioni dell’Alleanza delle Cooperative Italiane – Settore Pesca (AGCI Agrital, Federcoopesca/Confcooperative, Lega Pesca), audite oggi dalla Commissione Ambiente del Senato, presieduta dal Senatore Marinello, in materia di ricerca, coltivazione ed estrazione di idrocarburi in mare, con particolare riferimento alle conseguenze sulle coste nazionali. “Riteniamo necessaria un’azione legislativa in grado di prevenire rischi, eventi ed impatti a chi vive sul mare. In particolare, prima di precludere alle attività di pesca centinaia di chilometri quadrati di mare, per attività esplorative, occorre adottare tutte le salvaguardie e le valutazioni del caso. Temiamo che le procedure fin qui adottate possano esporre l’ambiente e la collettività a gravi danni senza tenere nel debito conto la volontà delle comunità locali delle aree interessate. Esistono strumenti come la direttiva sui rischi off-shore che consentono agli Stati di interdire tali attività o di legiferare per minimizzare rischi di impatto. Chiediamo pertanto al Parlamento di attivarsi in questo senso, considerando l’attività di pesca ad alta valenza sociale e occupazionale, un’economia essenziale da tutelare, affrontando qualsiasi tipo di uso del mare”.
Diverse le priorità su cui il Coordinamento Pesca dell’Alleanza cooperativa ha richiamato l’attenzione della Commissione Ambiente del Senato: tempestivo recepimento da parte dell’Italia del cosiddetto “Protocollo Offshore”, per la protezione del Mediterraneo dall’inquinamento derivante dall’esplorazione e sfruttamento del mare, in vigore già dal 2011; abrogazione dell’art. 35 del Decreto Sviluppo con cui il Governo Monti ha riaperto la corsa alle trivellazioni in mare; rafforzamento del sistema di garanzie per il rilascio dei permessi (sicurezza e prevenzione, accertamento della responsabilità e risarcimenti, adeguamento regime fiscale delle royalties); stima degli impatti su risorse e settore da includere nell’analisi ambientale costi/benefici; qualificazione della spesa pubblica delle royalties a favore di settori economici, come la pesca, che subiscono forti impatti ambientali e socioeconomici a causa delle attività estrattive in mare; reintroduzione al ministero dell’ambiente della consulta per la difesa del mare, come strumento di coinvolgimento e consultazione delle rappresentanze economiche e sociali.