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Il Consiglio dei Ministri UE, riunito ieri a Bruxelles, conferma l’accordo politico con il Parlamento Europeo sul testo del Regolamento di base della nuova Politica Comune della Pesca (PCP) e sulla Organizzazione Comune dei Mercati (OCM) dei prodotti ittici. Per completare la riforma, manca ora solo l’accordo sul Fondo Europeo Affari Marittimi e Pesca (FEAMP) che sarà oggetto del

trilogo nel prossimo autunno.
Il compromesso finale ha confermato i principali elementi: gestione delle risorse sulla base della massima cattura disponibile (entro il 2015-2020), divieto progressivo dei rigetti in mare, nuovo approccio regionale nel processo decisionale, rafforzamento delle aree marine protette.
Il nuovo testo per l’OCM prevede informazioni obbligatorie per i consumatori, tra cui il tipo di attrezzo di cattura utilizzato e una più dettagliata identificazione dell’area di pesca, mentre altre novità riguarderanno le Organizzazioni di Produttori (OP), che dovranno avere strategie di marketing e un maggiore coinvolgimento nelle direttive politiche generali della PCP, per esempio in materia di divieto di rigetti in mare.
In materia di FEAMP la discussione è stata centrata sui criteri di ripartizione dei fondi (artt da 15 a 17) e sui criteri di condizionalità (art 101) che vincolano rigidamente la concessione degli aiuti. Tutti i ministri hanno puntualmente avanzato le proprie richieste: la Spagna ha giudicato eccessiva la dotazione per la Politica Marittima integrata e ha respinto come discriminatoria la definizione di piccola pesca. La Francia ha difeso il regime di compensazione per le regioni ultraperiferiche, e chiesto, insieme al Portogallo, maggiori investimenti per pratiche sostenibili di pesca e per a raccolta dati, sottolineando la necessità di sostenere i pescatori nell’adeguamento agli obiettivi di rendimento massimo sostenibile e al divieto dei rigetti. Polonia, Ungheria, Romania hanno chiesto maggiori risorse per le acque interne.
Nel resoconto delle richieste manca purtroppo l’Italia, visto che il ministro De Girolamo ha disertato la riunione. Una assenza che non possiamo che ritenere molto grave, perché costituisce una conferma della disattenzione, con cui,nonostante i ripetuti appelli lanciati dalla cooperazione italiana, il ministro De Girolamo continua a mantenere la pesca nelle varie ed eventuali del suo Dicastero, senza nemmeno preoccuparsi di firmare atti dovuti come il Documento di indirizzo, ormai in fortissimo ritardo nel calendario 2013.
Per ora, segnala la cooperazione, è da accogliere positivamente il mantenimento delle caratteristiche della flotta della piccola pesca (fino a 12 m di lunghezza con la esclusione dei sistemi a traino). Un orientamento che se rimanesse confermata anche nelle fasi successive della trattativa consentirebbe all’Italia di non perdere, rispetto alla programmazione precedente, risorse finanziarie (proporzionali, nella ripartizione tra Stati membri, alla consistenza delle flotte che può variare con le caratteristiche considerate). Ma c’è da chiedersi se il Ministro italiano intenderà sostenere questa battaglia.

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